Imparare la musica ascoltando musica
Se ieri pomeriggio foste entrati nell'aula 201 avreste assistito a uno spettacolo bizzarro: due studentesse che tendevano la copia di un quotidiano e un batterista che la suonava con le spazzole. Dozzine di studenti che battevano le mani per distinguere battute forti e deboli. Una ragazza alla lavagna intenta a indovinare cambi di accordo. Non erano impazziti. Stavano partecipando a una lezione. Gli studenti del Cleacc lo sanno: Paolo Alderighi ama arricchire con una lezione concerto il corso di Storia della musica che condivide con Andrea Garavaglia. Spiega melodia, armonia e ritmo. E li esemplifica muovendo le mani su e giù per la tastiera di un pianoforte.
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Christian Meyer "suona" un quotidiano |
Ex studente della Bocconi e apprezzato jazzista, Alderighi era affiancato dal batterista di Elio e le Storie Tese, Christian Meyer, alle prese con la piccola grancassa utilizzata al Festival di Sanremo 2013, e dal brillante clarinettista Alfredo Ferrario, con l'aiuto sporadico della pianista stride americana Stephanie Trick, che per inciso è la moglie di Alderighi. Di solito intrattengono i clienti dei club come Color Swing Trio. Ieri hanno illustrato agli studenti stili e forme del jazz, facendo loro capire che esiste un mondo di suoni che va oltre il video della pop star del momento con milioni di visualizzazioni su YouTube.
"Non s'insegna musica senza farla ascoltare", dice Alderighi, il cui corso è incentrato sulle connessioni fra colto e popolare. "Una lezione concerto è decisamente più stimolante dell'ascolto di un disco. Gli studenti possono cogliere l'elemento umano sotteso alla musica e scoprire quant'è vasto il mondo dei suoni". Il Cleacc mira a integrare cultura economica e generale. "Avere un'infarinatura di cultura umanistica aiuta a sviluppare una sensibilità più spiccata. Gli italiani hanno l'arte nel Dna, ma c'è un enorme gap di competenza da colmare".
In un mondo dominato da semplici "Mi piace", Alderighi trasmette agli studenti una conoscenza più profonda della musica. È convinto che "se capisci che dietro a un brano c'è una certa struttura, smetti di giudicare la musica in termini soggettivi". Come ha detto Meyer agli studenti del Cleacc, "l'incompetenza musicale dei manager culturali italiani è sconfortante. Un giorno sarete voi quei manager. Guiderete istituzioni pubbliche e private. Prenderete decisioni. Se sarete in grado di distinguere la buona dalla cattiva musica, farete un lavoro migliore".