I fondi sovrani diversificano e sono tiepidi con la finanza
Nel 2012 le attività gestite dai fondi sovrani hanno superato i 3.000 miliardi di dollari, ma il Sovereign Wealth Fund Annual Report pubblicato dal Sovereign Investment Lab (SIL) del Centro Paolo Baffi denuncia "un persistente gap conoscitivo su ruolo, missione e strategie di uno dei più importanti, e tuttavia peggio compresi, nuovi attori del sistema finanziario globale".
La parola chiave per comprendere le tendenze dello scorso anno è diversificazione. Il rallentamento delle operazioni nel settore finanziario, e soprattutto dei salvataggi bancari, si è tradotto, nel 2012, in un aumento del 14% nel numero delle operazioni (a 270), ma in un calo del 30% del valore totale (a 58,4 miliardi).
Real estate, materie prime, energia e le connesse industrie di trasformazione si sono rivelati i maggiori beneficiari della nuova enfasi sulla diversificazione, mentre la più importante operazione dell'anno, la fusione dei giganti delle materie prime Glencore e Xstrata, gestita dalla Qatar Investment Authority in concerto con altri fondi sovrani, è stato il maggiore esempio di co-investimento che abbia mai coinvolto i fondi sovrani.
L'Europa ha ancora fatto la parte del leone per investimenti ricevuti (48% del totale), mentre l'attività in Nord America è scesa al 6%. "L'esposizione indiretta alla crescita dei mercati emergenti risulta un importante elemento nella scelta delle multinazionali target", dice il direttore del SIL, Bernardo Bortolotti.