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Il quantitative easing ha arginato il populismo, ma ora serve una politica fiscale comune

, di Fabio Todesco
Massimo Morelli, in una SUERF Policy Note, sottolinea il ruolo svolto dalla BCE e sostiene un'unione fiscale che renda nuovamente possibili le politiche redistributive

Il quantitative easing della Banca Centrale Europea (BCE) è stato finora l'unico argine efficace contro l'ondata populista che minaccia di conquistare l'Europa, sostiene Massimo Morelli, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali della Bocconi, in una SUERF Policy Note. Ora, però, è il momento di avviare una politica fiscale comune. "La politica monetaria non basta", dice Morelli, "perché le ondate populiste non sono il risultato di shock temporanei, ma di problemi strutturali".

Da un lato, l'immigrazione, la globalizzazione, l'automazione, i costi del servizio del debito e la concorrenza sulla tassazione dei capitali limitano la capacità dei governi di attuare politiche fiscali redistributive. Dall'altro, una debole risposta alla crisi, percepita come dovuta alla mancanza di controllo nazionale sulle politiche fiscali e monetarie, soffia sul fuoco del populismo e della retorica nazionalista.

La principale differenza tra la Grande Recessione dell'ultimo decennio e qualsiasi altra crisi precedente è quello che Morelli definisce "uno spazio fiscale vuoto". L'aliquota fiscale deve collocarsi tra un limite inferiore, determinato dal minimo necessario per far funzionare lo Stato, e un limite superiore, che deve mantenere la motivazione a partecipare sia delle imprese, sia dei lavoratori. Quando i salari sono alti, le imprese sono meno disposte a partecipare; quando i salari crollano, è la disponibilità dei lavoratori a diminuire. Se il limite inferiore e quello superiore dell'aliquota fiscale coincidono, lo spazio fiscale è vuoto.

Nell'ultimo decennio, la concorrenza sulla tassazione dei capitali ha lasciato che fosse il lavoro a sopportare gran parte del peso della tassazione, in un periodo in cui l'immigrazione, la globalizzazione e l'automazione causavano salari più bassi. L'attuazione di politiche di welfare è risultata, quindi, molto difficile. Senza risorse su cui negoziare, la tradizionale contrapposizione destra-sinistra non ha senso, a favore di una contrapposizione nazionalismo-globalismo, che favorisce la retorica nazionalista populista.

"Solo la politica di quantitative easing della Bce, riducendo il costo del servizio del debito, ha permesso di avere uno spazio fiscale temporaneamente più ampio", dice Morelli, "e ha arginato il populismo".

Un'unione fiscale potrebbe ridurre la volatilità, la disuguaglianza e i conflitti culturali, oltre a ridurre la concorrenza sulla tassazione dei capitali, ma le attuali regole fiscali dell'Ue rendono le politiche fiscali nazionali pro-cicliche, con un costo politico (il populismo) che ha, a sua volta, un costo economico (le politiche sovranazionali rese impossibili dalle pressioni nazionaliste).

"La trappola", scrive Morelli, "è la seguente: restringimento strutturale dello spazio fiscale → risentimento e populismo → protezionismo e nazionalismo → più difficile cooperazione europea e globale, che sarebbe invece il canale attraverso cui ricreare lo spazio fiscale".

Il quantitative easing ha indebolito l'ondata populista, ma ha nascosto la necessità di ricreare uno spazio fiscale strutturale per le politiche di welfare. "Questo può essere fatto o attraverso una politica fiscale anticiclica più centralizzata a livello europeo o, più in generale, introducendo nuove idee su come tassare il capitale e le rendite patrimoniali", conclude Morelli. E suggerisce un'idea: collegare la partecipazione a uno standard sovranazionale di tassazione dei capitali all'adesione al WTO, di cui la maggior parte dei Paesi non può fare a meno.

Massimo Morelli, The Paradox of Endogenous Nationalism and the Role of Quantitative Easing, SUERF Policy Note No 140.