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Quando la terra muore, cresce il voto all’estrema destra

, di Barbara Orlando
Uno studio di Cremaschi e De Vries dimostra che la devastazione degli uliveti pugliesi ha alimentato il risentimento verso lo Stato, rafforzando il consenso per i partiti radicali. Dove i servizi pubblici erano carenti, la crisi agricola è diventata una miccia politica

Gli shock economici collettivi possono cambiare radicalmente la geografia politica di un territorio, alimentando il sostegno per i partiti di estrema destra. Non si tratta solo di crisi finanziarie o industriali, ma anche di eventi apparentemente lontani dalla politica, come un’epidemia vegetale. Un nuovo studio Bocconi dimostra che il batterio Xylella fastidiosa, responsabile della devastazione degli uliveti pugliesi, ha innescato un incremento del voto per l’estrema destra del 2,2% nelle aree colpite. Ma il fenomeno non è uniforme: a fare la differenza è stata la percezione preesistente di abbandono da parte dello Stato. Dove i servizi pubblici erano carenti, il risentimento è esploso, trasformando il disastro agricolo in una miccia politica.

Lo studio, intitolato Without Roots: The Political Consequences of Collective Economic Shocks, è stato condotto da Simone Cremaschi (Bocconi), Nicola Bariletto (University of Texas at Austin) e Catherine E. De Vries (Bocconi) e pubblicato sull’American Political Science Review. Basandosi su un’analisi quantitativa difference-in-differences sui dati elettorali e su un’indagine sul campo in due comunità pugliesi, gli autori evidenziano come l’epidemia di Xylella abbia trasformato il senso di perdita economica e identitaria in consenso per l’estrema destra.

“Questi eventi non sono solo catastrofi agricole. Sono traumi collettivi che riscrivono le dinamiche politiche locali”, spiega Simone Cremaschi, Research Fellow al Dipartimento di Scienze sociali e politiche della Bocconi. “Per molti abitanti di queste aree, l’ulivo non è solo un albero. È parte della storia familiare, del paesaggio, del senso di appartenenza. La sua scomparsa ha creato un vuoto che ha alimentato il risentimento”.

Quando un’epidemia diventa politica

La Xylella fastidiosa, introdotta accidentalmente in Puglia nel 2013, ha distrutto uliveti secolari e causato perdite economiche stimate in 1,2 miliardi di euro nei primi quattro anni. Ma l’effetto più dirompente è stato sociale: la scomparsa di un intero sistema produttivo ha scardinato tradizioni, identità e senso di comunità.

L’indagine sul campo si è concentrata su due comuni pugliesi, indicati dagli autori con i nomi di fantasia Querceto e Prosopo per ragioni di riservatezza. Querceto, un centro con scarsi servizi pubblici, ha visto un aumento significativo del voto all’estrema destra. Qui l’epidemia è stata percepita come l’ennesima dimostrazione dell’abbandono da parte dello Stato, un tassello in una narrativa di marginalizzazione che esisteva già prima della Xylella. Prosopo, invece, un comune altrettanto colpito ma con una migliore dotazione di servizi, non ha registrato variazioni rilevanti nel voto.

“Dove i servizi pubblici erano già carenti, la Xylella ha rafforzato un sentimento preesistente: ‘ci hanno lasciati soli’”, aggiunge Cremaschi. “Questo ha reso gli elettori più inclini a sostenere partiti che canalizzano il risentimento contro le élite e promettono di difendere i territori dimenticati”.

Ma l’effetto della Xylella sulle urne non si è limitato alla radicalizzazione del voto. L’affluenza elettorale nei comuni colpiti è rimasta più alta che nei comuni non colpiti, segnando una differenza di quasi il 4%, questo indica che il disastro agricolo ha mobilitato gli elettori invece di spingerli all’apatia. Questo elemento smentisce l’idea che si tratti solo di un voto di protesta generico: la Xylella ha generato una spinta attiva verso l’estrema destra, e non un semplice rifiuto della politica.

Xylella, deindustrializzazione e altre crisi: un confronto

Il caso pugliese si inserisce in un quadro più ampio di studi sugli shock economici collettivi. Epidemie vegetali hanno segnato la storia politica di intere regioni: dalla peronospora della patata in Irlanda nel 1845, che contribuì alla radicalizzazione anti-britannica, alla fillossera che colpì la viticoltura europea nel 1863. Ma l’effetto politico della Xylella ricorda anche le conseguenze della deindustrializzazione e della crisi finanziaria del 2008.

In molti territori colpiti dal declino industriale, la scomparsa del lavoro ha generato una frattura tra la popolazione locale e lo Stato, spingendo gli elettori verso partiti che si oppongono alle élite tradizionali. Il caso della Xylella dimostra che questo fenomeno non è limitato alle fabbriche, ma può riguardare anche il settore agricolo e il paesaggio rurale.

Un altro dato chiave dello studio riguarda la migrazione giovanile: dopo l’epidemia, la popolazione tra i 20 e i 35 anni è calata del 3% nei comuni colpiti. I giovani hanno abbandonato le zone devastate dalla Xylella, cercando opportunità altrove. Questa tendenza, se non invertita, potrebbe cambiare in modo permanente la composizione demografica di questi territori, rafforzando ulteriormente il voto conservatore e identitario nel lungo periodo.

Le radici spezzate e le responsabilità dello Stato

Il caso della Xylella mostra che gli shock economici non sono solo questioni di bilancio o di aiuti. Sono momenti in cui il senso di appartenenza a una comunità e allo Stato può essere rafforzato o distrutto. In Puglia, l’epidemia ha colpito un tessuto sociale già fragile, esacerbando divisioni esistenti e favorendo partiti che promettono riscatto alle comunità “lasciate indietro”.

Ma lo studio solleva anche un’altra domanda: la risposta dello Stato avrebbe potuto evitare questa deriva politica? Il governo ha stanziato fondi per il risarcimento degli agricoltori e il reimpianto di specie resistenti, ma i ricercatori evidenziano che i ritardi burocratici e le incertezze politiche hanno amplificato la percezione di abbandono. “Le istituzioni non hanno saputo fornire risposte rapide ed efficaci. Questo ha rafforzato l’idea che chi governa non si occupa dei problemi reali della gente”, sottolinea Cremaschi.

Con il cambiamento climatico e la globalizzazione che rendono sempre più frequenti questi eventi, la lezione della Xylella va oltre la Puglia. Le politiche pubbliche non possono limitarsi alla gestione emergenziale: devono prevenire la marginalizzazione economica e sociale che rende le comunità vulnerabili al richiamo del populismo radicale.

Perché, come dimostra la Xylella, quando le radici si spezzano, si cercano risposte nei partiti che promettono di proteggere i “lasciati indietro”.