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Non contano le dimensioni, ma il modo in cui si usano i prodotti finanziari

, di Stefano Caselli - Algebris Chair in Longterm Investment and Absolute Return
Le piccole imprese familiari sono molto più sofisticate di quanto si pensi dal punto di vista finanziario, secondo un paper di Stefano Caselli e Stefano Gatti con Alberta Di Giuli sul "Journal of Banking and Finance" che analizza 544 piccole imprese operanti in Italia

L'universo delle piccole imprese familiari (PIF) è importante, poco esplorato e oggetto di pregiudizi, al punto che è convinzione comune che quanto più piccola sia l'impresa tanto minori debbano essere le capacità manageriali e finanziarie. E invece l'evidenza derivante dal paper Are Small Family Firms Financially Sophisticated? di Stefano Caselli, Stefano Gatti (entrambi Dipartimento di Finanza) e Alberta Di Giuli (ISCTE Business School), di prossima pubblicazione sul Journal of Banking and Finance (Volume 35, Issue 11, November 2011, doi: 10.1016/j.jbankfin.2011.03.021), restituisce una prospettiva diversa e più complessa.

Il risultato principale del paper è che le PIF capaci di salvaguardare la propria natura e cultura familiare ma che sappiano arricchirla con una varietà di diversi fattori che migliorano il loro atteggiamento manageriale mostrano un più alto livello di sofisticazione finanziaria e una maggiore capacità di reazione al mercato grazie al loro migliore background finanziario. Le variabili più determinanti sono l'ingresso di nuove generazioni, di azionisti esterni e manager non familiari nelle posizioni di amministratore delegato e/o direttore finanziario.

Per comprendere se le PIF usino solo prodotti finanziari di base (come conti corrente o di deposito) o se facciano largo uso anche di prodotti più avanzati (come la consulenza in fatto di fusioni e acquisizioni, il factoring o il leasing) e per capire quali siano le caratteristiche delle PIF finanziariamente sosfisticate in termini di generazione, dimensioni, governance e consulenza finanziaria, gli autori hanno formulato un questionario in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, e hanno analizzato un campione di 544 piccole imprese che operano in Italia. Alle imprese analizzate è stato chiesto di riportare una lista composita di caratteristiche e di politiche finanziarie. I prodotti avanzati sono stati divisi in quattro ampie categorie a seconda della necessità cui rispondono: prodotti di corporate finance, cash management, corporate lending e risk management. Per ogni categoria gli autori hanno sviluppato una scala di sofisticazione finanziaria che misura il numero di prodotti avanzati distinti che l'impresa utilizza.

Le PIF risultano estremamente sofisticate, specialmente in rapporto alle categorie di corporate lending e corporate finance. La generazione, l'azionariato esterno e i direttori finanziari non familiari influiscono sulla scelta delle PIF di prodotti finanziari avanzati, anche se in modo diverso nelle quattro categorie di prodotto analizzate.Le imprese che hanno azionisti esterni e che assumono un direttore finanziario non familiare evidenziano un'ampia varietà di prodotti finanziari avanzati in tre delle quattro categorie di prodotto (cash management, corporate lending e risk management), e sono perciò meglio disposte ad avere "interazioni multiple" (ovvero l'acquisto di prodotti multipli) con le banche, che portano a relazioni più profonde con gli intermediari finanziari.

Questi risultati sono importanti per le scelte dei proprietari delle PIF che cerchino di stabilire un rapporto di lungo periodo con una banca (per esempio, se assumere o no un direttore finanziario esterno, o se consentire l'ingresso di un azionista esterno nella compagine sociale) e per le istituzioni finanziarie che si relazionano con le PIF.

Questi risultati hanno implicazioni pratiche per le scelte dei proprietari delle PIF riguardo l'inserimento di un direttore finanziario non familiare, un amministratore delegato o azionisti esterni. Un'impresa che persegua una relazione profonda e di lungo termine con le banche attraverso interazioni multiple e stia cercando, per esempio, un più alto livello di sofisticazione in termini di cash management, dovrebbe considerare la possibilità di assumere un direttore finanziario esterno. Assumere un amministratore delegato non familiare non avrebbe, invece, lo stesso effetto.

La considerazione dei pro e dei contro dell'ingresso di azionisti esterni nella compagine sociale dovrebbe tenere in debito conto il maggiore livello di sofisticazione finanziaria che la presenza di un azionista esterno potrebbe comportare per il corporate lending e il risk management. Imprese alla prima o seconda generazione dovrebbero essere consapevoli della loro tendenza ad avere un basso livello di sofisticazione, che potrebbe minare la loro relazione con le banche e, in seguito, le possibilità di crescita.

I risultati potrebbero rivelarsi utili anche per le istituzioni finanziarie che offrono i loro prodotti alle PIF. Queste potrebbero infatti tagliare i loro prodotti su misura a seconda delle caratteristiche delle PIF (generazione, presenza di azionisti o di un direttore finanziario esterni).