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Presidenza e Congresso, un rapporto difficile

, di Emanuele Elli
Confrontandosi con un Congresso polarizzato, Trump governa attraverso ordini esecutivi e regolamenti piu' che attraverso la legislazione

Così come era già capitato con Barack Obama, anche la Presidenza Trump è stata segnata a metà del suo mandato dalle elezioni di midterm che hanno sovvertito la maggioranza alla Camera inaugurando il cosiddetto divided government. Una divisione, quella tra i due bienni del mandato Trump, che si riflette anche negli studi di Giuseppe Ferrari, docente di Diritto Costituzionale, che alla presidenza americana ha dedicato il recente volume The American Presidency Under Trump: The First Two Years.

In particolare, nel suo primo capitolo il saggio analizza le modalità attraverso le quali il Presidente ha utilizzato i poteri di raccordo tra gli organi esecutivi e quelli legislativi, con alcuni focus specifici su ambiente, farmaceutica, sanità. "La dottrina politologica è unanime nel ritenere che già con Obama era in corso una polarizzazione radicale sia all'interno dei partiti che nei rapporti tra i due schieramenti. L'attuale Presidenza non ha certo contribuito a lenire questa conflittualità, anzi, è nota alle cronache la scarsa attitudine di Trump al dialogo e la sua consuetudine a logorare i rapporti anche con i propri collaboratori", analizza il docente. "Basti dire che nei primi due anni del suo mandato pare non abbia mai incontrato i leader Dem e pochissimo anche i capigruppo del proprio partito al Senato o lo speaker repubblicano alla Camera. Tutto questo ha prodotto dei rapporti faticosi con il Congresso, un clima nel quale ha potuto trovare spazio anche l'impeachment".

I modi fanno la differenza ancor più che la sostanza se è vero che pure il suo predecessore Obama portò avanti la campagna We Can't Wait a colpi di executive orders o che, al contrario, tra i presidenti, anche repubblicani, si trovano campioni di "log rolling", come Johnson o Reagan, capaci di portare avanti programmi impegnativi intrattenendo ottimi rapporti con tutte le parti politiche. "Trump sostiene di essere il presidente che ha ottenuto il maggior numero di leggi dal Congresso", continua il professor Ferrari. "In realtà la stampa libera ha già sottolineato che spesso si tratta di piccoli provvedimenti secondari, documenti di poche pagine. La verità è che la Presidenza attuale prosegue su questa linea di condotta, che prevede il frequente ricorso ad atti amministrativi e regulations, l'intervento sulle agenzie regolatorie o la nomina di persone con posizioni marcatamente ideologiche ai vertici di organismi giurisdizionali. In questo contesto appare quasi strano che Trump non abbia mai usato il diritto di veto prima del marzo scorso, quando è intervenuto per bloccare la risoluzione, votata anche da diversi repubblicani, che avrebbe posto fine allo stato di emergenza nazionale al confine tra Usa e Messico".